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La straordinaria vita di Marie Curie

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Marie Curie, o meglio Maria Sklodowska, premio Nobel per la fisica del 1903 e nel 1911 per la chimica: una donna la cui vita si lega in modo particolare all’evoluzione della radiologia per gli studi da lei effettuati assieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel sulla radioattività naturale ed anche per aver isolato due nuovi elementi radioattivi a cui vennero dati i nomi di radio (dal latino radium, raggio) e, in onore del suo paese natale, di polonio.

L’unica donna tra i vincitori di più di un premio Nobel e l’unica, assieme a Linus Pauling, ad averlo vinto in due discipline diverse, ma anche una figura che si è distinta in modo particolare nell’ambito dell’emancipazione femminile. Oltre per i premi Nobel, viene infatti ricordata anche per esser stata la prima donna ad entrare come docente alla Sorbona.

Benché discriminata in vita in diversi ambiti (l’Académie Française des Sciences, ad esempio, si rifiutò ad ammetterla) Marie Curie è divenuta nel tempo un simbolo, soprattutto in Francia, dove passò gran parte della vita.

Una carriera che inizia dopo gli studi in matematica e in fisica, seguendo la sua passione e trasferendosi dalla Polonia (dove gli studi superiori erano riservati soltanto agli uomini) a Parigi, partendo dalla recente scoperta fatta da Wilhelm Röntgen sugli ancora misteriosi raggi X e dagli studi di Becquerel sui minerali di uranio.

È a seguito di questi suoi primi studi che Marie Curie inizia a cercare di identificare altri minerali che presentassero la stessa proprietà dell’uranio, arrivando quindi a individuarla anche sul torio.
Da qui, la sua intuizione che la proprietà posseduta da alcuni minerali (a cui diede il nome di radioattività) era insita nell’atomo di questi, dando un contributo sostanziale al corso degli studi a venire.

Una storia, quella della leggendaria coppia Curie, che viene ricordata anche per la loro posizione riguardo la ricerca. Secondo il loro parere, infatti, questa non dovrebbe aver a che fare con ragioni di profitto. È questo il motivo per cui entrambi decisero di non depositare il brevetto del procedimento di estrazione del radio.

Morto il marito per un incidente e già afflitta da problemi di natura medica (conseguenza della forte esposizione alle radiazioni di cui ancora non si conoscevano gli effetti), Marie Curie continuò ad essere attiva nella sua professione.

In particolare, durante la Prima Guerra mondiale partecipò come formatrice per tecnici e infermieri e convertì un autocarro nella prima effettiva ambulanza radiologica a cui venne dato il nome di “Petite Curie”.

Per un lungo periodo, quindi, si impegnò ad effettuare radiografie ai feriti sulla zone del fronte, guidando personalmente la sua unità radiologica mobile da ospedale a ospedale nella zona della Marna.

Ciò, purtroppo, valse sia a lei sia a sua figlia Iréne (anch’essa premio Nobel per la chimica assieme al marito Frédéric Joliot-Curie), una massiccia esposizione a radiazioni senza protezione, che la portarono nel 1934 alla morte per quella che allora veniva indicata come “anemia perniciosa” e che, successivamente, fu causa anche della morte di sua figlia.
In realtà, benché lo sviluppo di tumori ed altre patologie non fosse ancora associato dell’esposizione alle radiazioni, già la Curie stessa, a partire dal 1925, aveva iniziato a considerarle pericolose.

Prima donna ad essere accolta in un luogo riservato ai grandi uomini francesi, oggi le sue spoglie si trovano a Parigi, nel Pantheon, accanto a quelle di Victor Hugo, e tutti i suoi preziosi appunti di laboratorio, considerati pericolosi a causa della loro esposizione alla radioattività, vengono conservati in scatole piombate alla Bibliothèque Nationale di Parigi, consultabili soltanto con abiti di protezione.

Grandissimo il suo contributo per la scoperta di numerosi nuovi elementi, per lo studio della radioattività e della struttura dell’atomo, nonché quello di aver dato un grande impulso allo studio delle tecniche radiologiche e per aver inoltre operato per fissare un’unità di misura per l’emissione radioattiva, poi adottata e chiamata “Curie” in suo onore.

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