Eco, la ninfa dei monti ci racconta il passato mitologico dell’ecografia
L’eco, il fenomeno acustico per il quale un suono, incontrando un ostacolo, rimbalza e torna ad essere udito nel punto in cui è stato emesso.
Un fenomeno suggestivo, soprattutto se l’ostacolo è lontano, nel qual caso il suono impiegherà un tempo maggiore a tornare indietro, dando però un risultato ancora più chiaro.
Nel tempo, il fenomeno dell’eco è stato utilizzato per realizzare molte strumentazioni tecnologiche. È questo il caso dei sonar, ovvero di quei dispositivi che utilizzano in fenomeno della riflessione delle onde sonore in imbarcazioni e sottomarini per individuare il fondale o corpi immersi.
Altro rimarchevole impiego, quello che riguarda la diagnostica per immagini, e in specifico l’ecografia, resa possibile dalla riflessione di ultrasuoni di altissima frequenza generati da cristalli di quarzo in grado di vibrare diversi milioni di volte al secondo, così come l’ecodoppler, una tecnica che permette, utilizzando l’ecografia e la tecnica Doppler, di valutare in tempo reale la velocità del flusso sanguigno.
La parola “eco” è un termine che deriva dal greco antico òikos, “dimora”. Nell’uso moderno, si trova a comporre parole con il significato di “casa” (ad esempio economia: gestione della casa) o di “ambiente in cui si vive” (come nel caso di “ecologia”: lo studio dell’ambiente e delle relazioni tra questo e gli esseri viventi che lo abitano).
Un fenomeno conosciuto già in antichità e che nel mito greco veniva personificato in una delle Oreadi, ovvero le ninfe abitatrici dei monti.
Una ninfa estremamente ciarliera, Eco, che proprio per la sua spiccata attitudine al pettegolezzo fu scelta da Zeus per distrarre Era, sua moglie, mentre egli si dedicava alle sue avventure amorose.
Il mito racconta che, insospettita dell’insolita insistenza del marito a trascorrere sempre più tempo con Eco, Era ben presto si accorse dell’inganno e per vendicarsi punì la ninfa togliendole la voce, condannandola a dover ripetere soltanto l’ultima parola che udiva.
Tornando scorata nei suoi boschi in montagna, lungo il cammino Eco incontrò un ragazzo di straordinaria bellezza, Narciso, di cui subito si innamorò.
Facendolo stizzire perché continuava a ripetere soltanto l’ultima parola delle domande che lui gli rivolgeva, Eco, che non tollerava l’idea di staccarsi lui, iniziò a seguirlo, disperata perché incapace di dichiarargli il proprio amore.
Esasperato dall’atteggiamento della ninfa, Narciso prese ad ignorarla, fintanto decise di allontanarla definitivamente fuggendo nel bosco e facendole perdere le sue tracce.
Disperata e piangente, Eco continuò a cercalo ovunque, fintanto, compreso che non l’avrebbe mai più rivisto, si nascose in una grotta e lì si lasciò morire.
Impietositi, gli dei trasformarono le sue ossa in roccia, mentre la sua voce continuò a vagare, soprattutto nei luoghi di montagna, da lei sempre amati, dove ancora la si può udire ripetere l’ultima parola che viene pronunciata.
[Nell’immagine: Eco, la ninfa dei monti ci racconta il passato mitologico dell’ecografia]