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La radiografia non è solo medica. Cosa ci insegna la radiografia di opere d’arte

Anche se la radiografia è conosciuta soprattutto per il suo impiego in campo medico per la sua utilità nella diagnosi e nella terapia, il suo utilizzo non si ferma qui.
Così come capita spesso per molte scoperte che iniziano ad essere utilizzate in un determinato ambito e di cui poi se ne intuiscono altre potenzialità di applicazione, anche la radiografia, impiegata fin dalla sua scoperta per visualizzare e intervenire sulle parti interne del nostro corpo, ha poi trovato altri interessanti campi di applicazione.

Essa è infatti oggi, assieme alla tomografia computerizzata e ad altre tecniche d’indagine, da tempo impiegata efficacemente nel campo dei beni culturali.
Le radiografie, infatti, sono risultate molto utili per analizzare in modo non invasivo opere d’arte di vario tipo, quali dipinti, manufatti ceramici, metallici o lapidei, sia a fini conservativi che per approfondimenti storico-artistici.

In particolare, la radiologia può fornire utili informazioni sulla tecnica impiegata da un determinato autore, mettendo a confronto le caratteristiche “interne” della sua tecnica, così come evidenziare eventuali stesure sottostanti nelle opere d’arte ed anche essere impiegata per stabilire l’autenticità di quadri ed altri manufatti artistici.

I raggi X scoperti da Wilhelm Röntgen, infatti, per la loro proprietà di poter attraversare strati della materia anche di notevole spessore senza interagire su questa, possono essere impiegati sia su opere d’arte che reperti archeologici.

Per quanto riguarda i dipinti, i pigmenti con elevato peso atomico come ad esempio quelli contenenti piombo e mercurio (tipici della biacca, del minio, del litargirio e del cinabro), assorbendo maggiormente i raggi X, appaiono più chiari sulla lastra radiografica, mentre i pigmenti di basso peso atomico, quali quelli organici e di alcuni minerali, appaiono scuri.

Ecco che così, ad esempio, se per un quadro è stato utilizzato un supporto già dipinto con biacca coperta da leggere velature successive, oppure se l’artista ha tracciato, con questi materiali, un primo abbozzo dell’opera, con la radiografia è possibile svelarlo in modo preciso, evidenziandone le immagini sottostanti e rivelando così particolari non visibili ad occhio nudo.

Tecniche che, ovviamente, vanno opportunamente impiegate dosando il fascio di raggi x in base allo spessore degli strati e all’opacità dei pigmenti.
Con questo tipo di analisi è quindi possibile poter chiarire alcuni aspetti del processo creativo e della tecnica di esecuzione di un pittore ed anche lo stato di conservazione di dipinti su tela e tavola, carta e cartone, non evidenziabili con altri tipi di indagine.

Oltre che a rilevare pitture sottostanti o firme e scritte nascoste, la radiografia può evidenziare anche i danni provocati dai tarli oppure il diffondersi della ruggine nella struttura dell’opera nel caso in cui siano stati utilizzati chiodi o altri elementi di metallo. Ciò può aiutare in caso di restauro per la scelta del tipo di intervento da eseguire.

Dato che la radiografia mette in evidenza i singoli tratti di pennello nelle pitture ad olio, con il suo utilizzo è possibile avere un’idea maggiormente precisa del tipo di pressione e di carattere della pennellata di un autore, mostrando così certi aspetti specifici del suo stile.

Poter leggere anche ciò che non appare più evidente di un’opera pittorica è, infatti, un modo per poter capire ancora meglio il progetto di un artista e i vari passaggi che lo hanno portato a scegliere come realizzare la sua opera.

L’esame radiografico può quindi fornire una lettura più completa delle opere d’arte con indagini che talvolta sono risultate fondamentali per risolvere questioni che riguardano datazione, autentica e studi sulle tecniche esecutive, nonché problemi conservativi.

Tecniche queste che hanno incontrato l’interesse di molti studiosi dell’arte. Da ricordare a questo proposito l’esposizione “More than Meets the Eye” che si è svolta un paio di anni fa a Londra con l’intervento dell’Università di Pisa e che ha presentato le vere e proprie trasformazioni delle tele evidenziate dalle indagini tecniche scientifiche quali appunto la radiografia, che ha presentato con radiografie in maxi formato alcune delle famose opere di artisti quali De Chirico, Boccioni, Balla, Severini, Carrà e Soffici.

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