Servizi ecografici di qualità, direttamente a casa tua.

Quando Röntgen scoprì i raggi X

La scoperta dei raggi X si deve al fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen, il quale, mentre era impegnato in alcuni studi sui raggi catodici, nel 1895 scoprì casualmente dei raggi che, data la loro natura ancora sconosciuta, chiamò raggi X e che impiegherà per esplorare dall’esterno la struttura del corpo umano.

Il primo ad accorgersi di questo fenomeno fu probabilmente Tesla nel 1887, ma fu Röntgen che, per primo, inviò nel 1895 alla comunità scientifica un rapporto dettagliato della sua scoperta, notizia che fu accolta con gran clamore e che nel 1901, con grande disappunto di Tesla e di altri studiosi che da tempo lavoravano sulle stesse indagini quali Hertz e Lennard, valse a Röntgen il premio Nobel per la fisica.

Intuito che la luminescenza che si creava utilizzando il cosiddetto tubo di Crookes (un tubo a vuoto o contenente gas rarefatti composto da un cadoto percorso da corrente e un anodo appoggiato dietro un vetro fluorescente) doveva essere originata dai raggi catodici con le pareti del vetro del tubo a vuoto, Röntgen iniziò a porre tra il tubo e la lastra vari oggetti, fintanto capì che questi raggi attraversavano i tessuti molli (che sono tessuti a bassa densità) ma non le ossa (più dense) e che potevano impressionare delle lastre fotografiche.

La sua successiva intuizione fu che questi raggi di nuova scoperta potevano essere utilizzati per creare immagini utili a fornire diagnosi ed eventuali terapie.
Ormai entrata nella storia la prima radiografia medica che Röntgen riuscì ad effettuare, impiegando quindici minuti, alla mano sinistra della moglie Anna, nella quale è visibile anche l’anello che aveva al dito.

Benché gli apparecchi non fossero ancora affidabili (soltanto in seguito si realizzò che i raggi X rompono i legami cellulari e devono essere gestiti con appositi protocolli di sicurezza) ed anzi, con molta probabilità, causa del carcinoma che nel 1923 portò alla morte il loro inventore, già a partire dalla fine del 1896 i raggi X iniziarono ad essere utilizzati diffusamente in medicina per indagare la morfologia del corpo umano e individuare le fratture ossee.

Oggi sappiamo che i danni provocati dai raggi X, o raggi ionizzanti, sono correlati alla loro dose per il tempo di esposizione e che alcuni tessuti, come ad esempio il midollo osseo, la mucosa dell’intestino e la pelle sono più sensibili alle radiazioni, mentre altri, come il sistema nervoso centrale e periferico, lo sono molto meno.

Dalla scoperta dei raggi X, con il miglioramento della tecnologia, si sono sviluppate in seguito molte altre tecniche e così siamo oggi passati a poter effettuare indagini diagnostiche sempre più sicure, dall’ecografia, che permette di visualizzare una struttura in tempo reale senza l’utilizzo di radiazioni ionizzanti, alla TC, o tomografia computerizzata, dalla risonanza magnetica, che utilizza la risposta tissutale a stimoli elettromagnetici, all’ecodoppler, un tipo di ecografia indicata per lo studio delle strutture vascolari e del loro flusso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *