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L’invenzione dell’ecografia: una scoperta collettiva

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Riuscire a comprendere e a controllare i fenomeni e le risorse dell’ambiente che lo circonda per scoprirne applicazioni da poter utilizzare in vari campi è sempre stata una prerogativa dell’essere umano a partire dall’età più antica.

Una ricerca continua, che ha accompagnato la nostra specie e che ha fatto sì che, passo dopo passo, si giungesse a quelle tecniche e applicazioni tecnologiche che attualmente utilizziamo e che tendiamo a voler migliorare e integrare con le scoperte che via via continuiamo a fare.

Oggi gli strumenti che abbiamo a disposizione e le conoscenze che abbiamo acquisito ci portano a raggiungere in breve tempo obiettivi sempre più complessi, riuscendo a integrare le varie scoperte e creare strumenti sempre più all’avanguardia.

Moltissime ad esempio le scoperte fatte da scienziati e inventori che hanno contribuito a migliorare il campo della medicina, a partire dai sistemi per indagare il nostro corpo, operare diagnosi e quindi, di conseguenza, poter affrontare e intervenire in modo sempre più preciso e mirato su molte patologie.

Molto spesso è difficile individuare con precisione un’unica fonte che ha portato a una determinata applicazione tecnologica e solo ripercorrendo le varie tappe nel tempo è possibile comprendere come si possa essere giunti a certe applicazioni grazie allo studio, agli esperimenti, alle intuizioni di una pluralità di menti che, tramite le loro scoperte, hanno aperto nuove possibilità fino a giungere alle attuali applicazioni.

Così è stato ad esempio per quanto riguarda la moderna diagnostica per immagini (o imaging biomedico), a cui si fa risalire la scoperta di quei raggi allora sconosciuti fatta da Wilhelm Röntgen e che porterà in breve tempo un altro protagonista della storia dei raggi X alla loro prima applicazione in campo medico, ovvero John Hall-Edwards.

È a questi infatti che si deve l’applicazione in campo medico dei nuovi raggi scoperti da Röntgen per indagare le parti interne del nostro corpo senza dover intervenire con operazioni chirurgiche, campo in cui oggi operiamo impiegando le innovazioni digitali che caratterizzano la nostra epoca, quali ad esempio l’ecografia e l’imagining a risonanza magnetica, che pur non essendo ottenute tramite l’emissione di raggi X, facciamo rientrare nel campo della radiologia.

Una scoperta quindi, quella dei raggi X, che viene attribuita al fisico tedesco, ma che a sua volta non potrebbe esser stata raggiunta se qualcun altro prima di lui non avesse inventato un dispositivo in grado di accelerare elettroni contro un bersaglio, ovvero il tubo a vuoto elaborato da Crookes, collegando peraltro a questo utilizzo le applicazioni a cui si era giunti all’epoca riguardo la possibilità di fissare le immagini, ovvero le prime applicazioni della moderna fotografia.

Tutte conquiste a cui le grandi menti che hanno costellato la nostra umanità sono quindi arrivate grazie a percorsi scientifici ed esperimenti spesso anche rischiosi – basti pensare agli effetti dei raggi X che hanno portato alla morte per tumore praticamente tutti i primi sperimentatori della radiografia – a cui erano a loro volta giunte, in precedenza, altre grandi menti.

Scoperte dunque collettive, che hanno visto intuizioni di diversi scienziati e studiosi per applicazioni in campi diversi, così come ad esempio è accaduto per la moderna ecografia, la quale, anziché radiazioni ionizzanti, utilizza gli ultrasuoni, impiegati per la prima volta in campo medico da Karl Theodore Dussik, ma che, andando indietro nel tempo, ci fanno risalire alle prime intuizioni di Spallanzani nel Settecento e, ancora più addietro, a quelle di Pitagora nel VI secolo a.C., così come per le altre moderne tecniche diagnostiche per immagini quali la risonanza magnetica, che si basa sulle onde radio e sui campi magnetici, che ci permettono oggi di poter osservare in modo sempre più sicuro e non invasivo gli organi interni e le loro alterazioni con una risoluzione sempre maggiore.

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